A picco i prezzi della frutta di stagione. Si va dal meno 47% dei cocomeri al 22% delle pesche. Il rapporto, elaborato dalla Coldiretti in occasione della diffusione dei dati Istat sull’inflazione, si riferisce allo stesso periodo dello scorso anno. “Mentre i prezzi della frutta riconosciuti al produttore in campagna crollano - denuncia Simone Ferri Graziani, Presidente Provinciale Coldiretti - per i consumatori sugli scaffali della distribuzione aumentano. Si tratta del risultato delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano nel passaggio della frutta dal campo alla tavola. A causa delle inefficienze e delle eccessive intermediazioni nel passaggio della frutta dall’azienda agricola al carrello della spesa – sottolinea Ferri Graziani - i prezzi almeno triplicano, ma possono aumentare anche di 5 o 6 volte. Quest’estate si è allargata senza giustificazioni la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita ma anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni più vantaggiose”.
Gli esempi non mancano secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole. Le pesche gialle vengono pagate agli agricoltori 35 centesimi al chilo, ma ai consumatori costano in media 1,9 euro al chilo con un ricarico del 413% (più di cinque volte), i cocomeri passano da 0,12 euro al chilo in campo a 0,60 euro al chilo sulla tavola con un aumento del 400% (cinque volte) e i meloni da 0,39 euro al chilo a 1,3 euro con un ricarico del 233% (triplicano).
Per Coldiretti è “una situazione insostenibile – come ribadisce Aniello Ascolese, Direttore Provinciale dell’organizzazione - A determinare la crisi hanno concorso numerosi fattori di carattere congiunturale, ma soprattutto strutturale; sotto accusa ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale. Al di la dei fattori congiunturali - conclude Ascolese - occorre intervenire sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che sottopagano il nostro prodotto su valori insostenibili al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori”.
Ora il prossimo step si sposta sul livello sindacale portando a conoscenza degli organi direttivi la situazione reale così da valutare le azioni più opportune da intraprendere sul piano sindacale.
30 Luglio 2011
CRISI/ESTATE: A PICCO PREZZI FRUTTA, I CONTI PER LE AZIENDE NON TORNANO